La strategia di intervento è ispirata al repertorio di soluzioni compositive offerto dalle ville italiane del ‘500 analogo a quello di palazzo dei Diamanti

Asse ottico e percorso di penetrazione non coincidono, determinando così una dilatazione dei tempi di percezione e di godimento dell’architettura

Un vuoto è l’elemento generatore della composizione, la cerniera tra la fabbrica esistente e il nuovo volume. Si tratta di uno spazio ipetro di pianta rettangolare, posto al di là del muro diaframmato del cortile, spazialmente definito dal muro stesso e da una nuova manica di collegamento che lo cinge sugli altri tre lati

L’assetto del giardino riprende quello dell’orto storicamente presente in quest’area, declinandolo in chiave contemporanea

Ampliamento della GAMC a Palazzo dei Diamanti / Ferrara

Il progetto intende risolvere l’apparente contraddizione tra la richiesta funzionale di una manica di collegamento traversale e il mantenimento della relazione visiva tra il cortile e il parco.
La strada obbligata è quella di proporre un arricchimento di questa relazione, attraverso gli strumenti propri dell’architettura.
La strategia di intervento è ispirata al repertorio di soluzioni compositive offerto dalle ville italiane del ‘500 analogo a quello di palazzo dei Diamanti.
Su tutti, uno degli esempi massimi è quello costituito da Villa Giulia a Roma: qui, in aggiunta al corpo principale ad U della villa, troviamo una successione di quinte architettoniche delimitanti spazi aperti uniti da un asse ottico. Asse ottico e percorso di penetrazione non coincidono, determinando così una dilatazione dei tempi di percezione e di godimento dell’architettura.
Sulla scorta anche di questo esempio vengono fatte le prime scelte di progetto:
mantenere integro l’asse ottico principale; evitare la presenza di strutture che taglino orizzontalmente la vista inquadrata dalle finestre del muro; concepire l’intervento come una addizione alla fabbrica esistente; ridurre al minimo i punti di contatto tra le nuove strutture. Un vuoto è l’elemento generatore della composizione, la cerniera tra la fabbrica esistente e il nuovo volume. Si tratta di uno spazio ipetro di pianta rettangolare, posto al di là del muro diaframmato del cortile, spazialmente definito dal muro stesso e da una nuova manica di collegamento che lo cinge sugli altri tre lati.
Una vasca d’acqua ne ricopre l’intera superfice, determinando un invaso che allude alle peschiere delle ville cinquecentesche: un “giardino acquatico”. Pochi affacci ne consentono il godimento da diversi e circoscritti punti di vista. Il muro traforato in mattoni, il solitario pilastro angolare in pietra del palazzo, il fronte del nuovo padiglione, sono così uniti in una composizione unitaria sigillata dal riflesso della vasca d’acqua.
In corrispondenza dell’intersezione con l’asse centrale del cortile è posizionata un’alta loggia passante. Essa costituisce un nuovo episodio plastico e spaziale inserito sull’asse ottico principale, che va ad aggiungersi alla sequenza formata dal portale d’ingresso del palazzo, dal vestibolo, dal portico e dal portale al centro del muro diaframmato.
Dimensioni e proporzioni della loggia consentono di mantenere inalterata la visione del parco dal portale d’ingresso al palazzo; la sua forma risulta plasmata dalle regole della visione.
Alla manica di collegamento si affianca, verso il parco, il nuovo padiglione espositivo, un volume allungato la cui altezza è pari a quella del muro diaframmato.
Lo sguardo che attraversa le finestre del muro esistente va a posarsi su una quinta vegetale: alla vista del vasto parco retrostante si sostituisce quella di un più piccolo ma prezioso giardino, brano di natura ricostruita.
L’area compresa tra il nuovo padiglione e la loggia viene destinata a giardino; il percorso principale di visita, posto in asse con la campata centrale della loggia esistente, si prolunga all’esterno strutturando lo spazio aperto.
Qui vengono allestiti un frutteto, filtro visivo ed elemento di mediazione con il parco, e un giardino delle piante aromatiche e da fiori. L’assetto del giardino riprende quello dell’orto storicamente presente in quest’area, declinandolo in chiave contemporanea.
All’estremità del parco, un piccolo padiglione tra gli alberi, un riposo, va a costituire la meta ottica dell’asse centrale del palazzo.

Cliente:
Comune di Ferrara
Data:
2019
Località:
Ferrara
Nazione:
Italia
Tipologia:
Concorso di progettazione / Menzione speciale
Progetto architettonico:
Orazio Basso, Alessandro Simonato
Architetto conservatore:
Claudio Menichelli
Progetto impiantistico:
Studio Grava
Consulente acustico:
Progetto Decibel
Consulente illuminotecnico:
Mauro Rosiglioni